Le Centre pour la concurrence fiscale recherche les effets d'une concurrence fiscale dynamique et d'une protection efficace de la sphère privée financière sur la liberté individuelle et la propriété.

In difesa dei paradisi fiscali

Il protezionismo fiscale deve essere respinto perché è, come minimo, altrettanto distruttivo per la crescita economica e la creazione di posti di lavoro quanto lo sono i dazi sui beni e servizi.

Se il governo vi dicesse improvvisamente che incorrereste in normative fiscali più onerose e dispendiose nonché ad obblighi di segnalazione se la vostra azienda venisse trasferita in uno stato a basso livello d'imposizione fiscale come il Texas o la Florida da uno stato ad alto livello di tassazione come quello di New York o la California, vi sentireste comprensibilmente oltraggiati. Ora, sostituite il Texas e la Florida con la Svizzera e Bermuda, nonché New York e la California con la Francia e la Germania, e comprenderete che una nuova forma di "protezionismo fiscale" sta contagiando Washington.

Alcune serie proposte stanno venendo a galla nella capitale nazionale, proposte che penalizzerebbero quegli americani che stanno investendo in giurisdizioni con un basso livello d'imposizione fiscale piuttosto che in quelle ad elevata tassazione. I sostenitori di queste proposte dicono che quest'ultime sono necessarie per contrastare le frodi fiscali, ma ignorano il fatto che la maggior parte delle giurisdizioni a bassa imposizione fiscale come le Isole Cayman, Svizzera, ecc, hanno già degli accordi di scambio di informazioni fiscali (qualora esistano prove a sostegno), o di tassazione alla fonte con gli Stati Uniti e altri paesi quali il Regno Unito e Francia.

Tuttavia, i senatori Carl Levin (D., Mich), Bryon Dorgan (D., ND), e Max Baucus (D., Mont.), così come i funzionari del Tesoro di Obama, vogliamo rendere più oneroso e dispendioso per le aziende americane fare affari nel mondo e per gli americani investire altrove. Vorrebbero persino rendere più difficile per i non-americani investire negli Stati Uniti.

Il disegno di legge Levin è un mix di aumenti fiscali, maggiori regolamentazioni e sanzioni per quei contribuenti americani che operano in determinate giurisdizioni a bassa imposizione fiscale. Il disegno di legge del signor Dorgan impedirebbe a talune società americane che operano e sono state costituite al di fuori degli Stati Uniti di poter essere trattate come società non residenti negando loro il diritto di differimento delle imposte fino a quando il loro reddito rientrerà negli Stati Uniti. Il Signor Baucus, presidente della commissione delle finanze del Senato americano, sta facendo circolare un progetto di legge che, tra l‘altro, prevede l'estensione dei termini di prescrizione da tre a sei anni per le dichiarazioni dei redditi che riguardino transazioni internazionali. Il Dipartimento del Tesoro sta proponendo una regolamentazione estesa a quelle istituzioni finanziarie estere che portano i necessari fondi d'investimento negli Stati Uniti.

Oltre alle accuse di evasione fiscale, alcuni membri del Congresso - riecheggiando i politici europei, tra cui Il Presidente francese Nicolas Sarkozy e il premier britannico Gordon Brown - hanno persino tentato di fare delle giurisdizioni a basso livello di tassazione un capro espiatorio in qualche modo responsabile della recessione globale. Chiedono che i paesi del G-20 elaborino proposte di iniziative contro quest'ultimi durante il vertice del prossimo mese.

Questa è una sciocchezza. I cosiddetti paradisi fiscali sono per la maggior parte non più di luoghi di passaggio per la raccolta temporanea i risparmi di tutto il mondo fino a quando verranno investiti in progetti produttivi, come la costruzione di un nuovo centro commerciale o impianto di semi-conduttori negli Stati Uniti. Questo consente una migliore allocazione del capitale mondiale, che conduce a tassi di crescita globale maggiori, non inferiori.

Infatti, fintanto che la concorrenza fiscale tra giurisdizioni tiene a freno la crescita dei governi, i cittadini di tutti i paesi sperimentano maggiori opportunità di lavoro e standard di vita più elevati. Nella misura in cui le imprese e gli individui sono scoraggiati dalle tasse o regolamentazioni a investire al di fuori delle proprie giurisdizioni, possono semplicemente scegliere di lavorare e risparmiare di meno, punto.

Quelli che chiedono un aumento di tasse sul capitale globale, spesso remano contro la riservatezza finanziaria e il segreto bancario, dimenticando che quest'ultimi sono necessari per la società civile. E 'vero che non tutti sono dei santi. Ma è anche vero che non tutti i governi sono liberi dalla tirannia e la corruzione, e non tutte le persone sono totalmente al riparo da soggetti criminali, anche all'interno dei loro governi. Senza delle giurisdizioni nel mondo che facciano rispettare dei ragionevoli diritti alla privacy finanziaria, coloro che vivono in giurisdizioni non libere e corrotte non avrebbero alcuna possibilità di proteggere le loro attività finanziarie da rapitori, estorsori, ricattatori e svariati assassini governativi e non.

E' da sciocchi varare sempre più leggi contro azioni che sono già illegali, o emanare leggi contro persone che cercano di proteggersi da governi rapaci e corrotti. Nonostante le centinaia di leggi locali, statali e federali contro le frodi finanziarie, e le autorità di regolamentazione finanziaria, come la SEC, Bernie Madoff è stato in grado di condurre per decenni il più grande Schema Ponzi che sia mai esistito.

Il capo-relatore in materia fiscale al Congresso, presidente della commissione House Ways and Means [n.d.t. negli USA, la commissione governativa incaricata di scrivere la legislazione fiscale e gli atti di politica finanziaria], Charles Rangel, il Segretario del Tesoro Timothy Geithner, e l'ex leader della maggioranza al Senato Tom Daschle a quanto pare non hanno dichiarato tutti i loro redditi di provenienza straniera. La loro condotta ci dice che la legge fiscale è troppo complessa, o hanno pensato che il carico fiscale è eccessivo. Sarebbe migliore il loro comportamento e quello di milioni di altri contribuenti, se si rendesse la normativa fiscale più complessa e punitiva?

Le società statunitensi sono costrette a trasferirsi altrove per restare competitive a livello internazionale perché abbiamo una delle aliquote fiscali sulle società più elevate del mondo. Molti economisti, tra cui il Premio Nobel Robert Lucas, hanno sostenuto che la sola cosa migliore che possiamo fare per migliorare le perfomance economica e la creazione di occupazione è quello di eliminare le imposte multiple su redditi di capitale, interessi e dividendi. Il reddito è già tassato una volta, prima di essere investito, indipendentemente se qui o all'estero; tassarlo una seconda volta come plusvalenza scoraggia soltanto gli investimenti e la crescita.

Di fatto, gli Stati Uniti non tassano la maggior parte dei dividendi, interessi e guadagni in conto capitale degli investitori stranieri negli Stati Uniti - il che significa, ironia della sorte, che gli Stati Uniti sono il più grande "paradiso fiscale del mondo" per i cittadini non statunitensi, e che beneficiano di centinaia di miliardi di dollari di capitale necessario investito qui. Se gli Stati Uniti non trattassero gli investitori stranieri miglio dei loro stessi cittadini (i quali sono soggetti a doppia tassazione sui redditi di capitale), la maggior parte dei problemi legati all'evasione fiscale, di cui i critici si lamentano, scomparirebbe.

Le proposte provenienti dai signori Dorgan, Levin, Baucus e il Tesoro avranno quasi certamente, quali conseguenze involontarie, quelle di spingere ancor più imprese statunitensi altrove, scoraggiando gli investimenti esteri negli Stati Uniti, ed effettivamente incoraggiando ancor più investitori degli Stati Uniti a spostare i loro soldi (sia legalmente che illegalmente) non solo al di fuori del paese, ma in luoghi in Asia o in Medio Oriente che tendono ad essere poco collaborativi con le autorità fiscali degli Stati Uniti, quali le giurisdizioni europee e britanniche a basso livello di imposizione fiscale.

La corretta politica per gli Stati Uniti da seguire è quello di ridurre la sua aliquota d'imposizione fiscale sulle società per renderla competitiva a livello internazionale, e di muoversi in direzione di un sistema fiscale che non punisca i risparmi e gli investimenti produttivi così severamente. Sappiamo dalle esperienze di molti paesi che ridurre le aliquote fiscali e semplificare la normativa fiscale migliora sia il rispetto della legalità fiscale che la crescita economica. Il protezionismo fiscale deve essere respinto perché è almeno altrettanto distruttivo per la crescita economica e la creazione di posti di lavoro quanto lo sono i dazi sui prodotti e servizi.

Richard Rahn è senior fellow del Cato Institute. Questo articolo è stato pubblicato su The Wall Street Journal il 18 marzo 2009.

La traduzione italiana è di Gianluigi Premazzi.

Marzo 2009